Lo studio ha adottato un approccio innovativo e multidimensionale, vista la natura sfaccettata e complessa del fenomeno, che include, oltre alla considerazione dell’ impatto ambientale, anche fattori come l'intensità del trasporto aereo, il valore economico generato dal turismo, la diffusione degli affitti a breve termine e la vicinanza a siti UNESCO.
La regione ha infatti visto un incremento notevole del turismo negli anni della ripresa post-Covid, con una crescita rispetto agli anni precedenti seconda dietro solo alla Sardegna.
A giocare un ruolo fondamentale è stato l’aumento del traffico aereo diretto verso la regione.
L'analisi si è poi concentrata a livello dei singoli comuni pugliesi, utilizzando una serie di indicatori specifici per valutare il rischio di overtourism.
I dati raccolti hanno permesso una classificazione per quintili, quindi in una scala da 1 a 5, del rischio di overtourism.
Lo studio ha inoltre rivelato che gli affitti brevi hanno contribuito a esacerbare i problemi riguardanti l’accessibilità degli alloggi, esasperando le tensioni tra residenti e turisti.
Un altro fattore cruciale è la vicinanza ad aeroporti internazionali: questi infatti permettono un maggior afflusso di persone, esponendo maggiormente al rischio di overtourism.
Di particolare importanza, riguardo all’aspetto economico, è proprio la dipendenza delle zone dal turismo, che in certe aree ha già superato livelli di guardia: se è vero che l’economia turistica porta benefici evidenti, è altrettanto vero che rende le località ad alta frequentazione di visitatori particolarmente esposte alle oscillazioni del numero di turisti in arrivo, come si è ben visto in periodo di Covid-19.